"Lo spettatore al centro del quadro"
«Rimettere al centro l’opera vuol dire avere il coraggio di ridescrivere il mondo, comprendere la sua ineludibile complessità […]»: Francesco Correggia, con questa affermazione, (tratta dal saggio “Di nuovo il senso”, Arcipelago Edizioni), non lascia spazio a fraintendimenti o ambiguità rispetto al suo costante impegno e alla sua radicale posizione, in riferimento alle tematiche artistiche, etiche e sociali di oggi e di ieri. Pittore, video performer, docente, critico, scrittore, saggista, giornalista e curatore: l’originalità e la molteplicità del suo fare e agire lo accomunano a un altro grande artista, con un simile percorso: Carlo Carrà, instancabile sperimentatore e teorico innovativo, quando scrive, (interpretando nuovamente la definizione leonardesca della pittura come “operazione mentale): «La pittura deve cogliere quel rapporto che comprende il bisogno d’immedesimazione con le cose e il bisogno d’astrazione».
L'artista Francesco Correggia in "Ritratto con cannocchiale" |
«Rimettere al centro l’opera vuol dire avere il coraggio di ridescrivere il mondo, comprendere la sua ineludibile complessità […]»: Francesco Correggia, con questa affermazione, (tratta dal saggio “Di nuovo il senso”, Arcipelago Edizioni), non lascia spazio a fraintendimenti o ambiguità rispetto al suo costante impegno e alla sua radicale posizione, in riferimento alle tematiche artistiche, etiche e sociali di oggi e di ieri. Pittore, video performer, docente, critico, scrittore, saggista, giornalista e curatore: l’originalità e la molteplicità del suo fare e agire lo accomunano a un altro grande artista, con un simile percorso: Carlo Carrà, instancabile sperimentatore e teorico innovativo, quando scrive, (interpretando nuovamente la definizione leonardesca della pittura come “operazione mentale): «La pittura deve cogliere quel rapporto che comprende il bisogno d’immedesimazione con le cose e il bisogno d’astrazione».
La dimensione del Quotidiano, come la sfera del Sublime, sono i territori
privilegiati da Correggia, che è consapevole di come questa mappa si traduca in
un’esperienza di un’ inadeguatezza, di una pratica sfuggente, un segno che
distingue l’artista contemporaneo, partendo da Duchamp. L’esplorazione continua
anche nel suo lavoro artistico, dove Francesco Correggia trascende, supera i
generi e opera in modo autonomo ed indipendente: il libero recupero della
pittura, che si esprime nei suoi infiniti e stratificati cieli, parallela a una
dimensione poetica concettuale, quella della scrittura. I suoi testi che
attraversano le superfici, che spalancano abissi, le parole che provocano
vortici, rispetto al panorama convenzionale e al repertorio standard generale
italiano.